Scrooge girò due volte la chiave dell’ufficio e si diresse piano verso casa. Non aveva bisogno di guardarsi intorno, perché se già conosceva il cammino a memoria, in quel particolare giorno dell’anno avrebbe saputo descrivere con estrema precisione cosa si stesse svolgendo a ogni angolo di strada, in ogni finestra e persino dentro ognuna delle case. La vecchia torre della chiesa suonava come sempre le ore come se stesse battendo i denti, e anche se non aveva bisogno di ascoltarla il ricordo di quei suoni faceva nascere in lui una domanda: quando arriva per la prima volta la nostalgia dei natali passati? Da bambini forse si incubava tra il primo natale di cui si aveva coscienza e l’arrivo del prossimo, perché la scoperta della ricorrenza unita alla memoria del precedente generava un’aspettativa in cui il ricordo svolgeva una funzione benefica e in qualche modo amplificatrice di quello futuro. Ma la vera nostalgia arrivava subito dopo il secondo, quando si innescava il meccanismo della memoria che cercava nel nostro breve passato quale dei due fosse stato il migliore, generando un’attesa per il successivo ormai minata dal dubbio su quale gli sarebbe stato più simile, che veniva immediatamente seguita dalla paura di non riuscire a superarli entrambi.
Il vecchio sentiva di trascinare dietro di sé un peso, quasi che lentamente, l’ingrandirsi del fardello alle sue spalle avesse diversificato e strutturato le sue emozioni sull’evento, che ormai percepiva come distribuito lungo una linea continua che, osservata da vicino e dalla prospettiva di uno qualsiasi dei giorni dell’anno, gli risultava frammentata come i vicoli in segmenti infiniti uniti tra loro da una cuspide e che diventano più piccoli e numerosi con l’aumentare delle volte che la mente sfiorava la circostanza. Il vecchio Ebenezer camminava tra le viuzze, osservando ad occhi chiusi alcuni operai che avevano acceso un fuoco in un braciere attorno al quale si raccoglieva un gruppo di ragazzi in abiti miseri. Il reticolato di stradine lo riportava alla linea continua e senza mai tangente nella quale con gli anni, in un punto non prevedibile e per tutti diverso, si insinuava un pensiero che all’inizio tentavamo di scacciare, ma che alimentato dal numero di cuspidi osservate a malincuore aveva il solo risultato di moltiplicarle senza sosta. Pensava che se da un lato la linea aveva un inizio, che tutti abbiamo visto e di cui accettiamo l’esistenza anche se non lo ricordiamo, la nostra incapacità di vederne la fine non riusciva a farci credere che questa non ci fosse. Allora il complesso miscuglio di riflessioni sull’evento prendeva una piega diversa, perché adesso aveva uno scopo nuovo e decisivo, fare della memoria di quelli passati, combinati tra loro in molti modi e pesi diversi, il simulacro di quelli futuri, ai quali non chiederemmo più le cose di un tempo, ma solo di farsi trovare al loro posto quando ci dovessimo trovare a passare per quei luoghi.
Scrooge aprì gli occhi per osservare i volti pallidi dei passanti, perché c’era qualcosa che non riusciva a scovare tra i suoi ricordi. Si chiedeva se nel periodo che precorreva l’evento, che con il passare degli anni era aumentato fino quasi a toccare il precedente, nascesse anche negli altri la frenesia di frugare lo sguardo dei propri simili per scoprire in quale punto della linea si trovassero, e trarre illusione e conforto dalle loro speranze intatte o dalle loro angosce condivise. Richiuse le palpebre e affrettò il passo, perché adesso sentiva l’urgenza di arrivare a casa. Giunto davanti al portone, evitò con cura di guardare il battente che altre volte gli aveva causato agitazione. Lo richiuse e senza alzare il viso salì per la gradinata, entrò nella sua stanza e come sempre chiuse la porta a doppia mandata, aspettando le voci che già gli stavano dicendo quasi in coro, ben arrivato Ebenezer, sei un po’ in ritardo questa volta. Si voltò, non nascondendo una smorfia della bocca che si sarebbe potuta scambiare per un sorriso. C’era Marley insieme agli altri tre, solo che con gli anni non riusciva più a distinguerli tra loro, e anzi gli sembrava che tutti gli somigliassero sempre più in maniera preoccupante. Girò lo sguardo sul parafuoco, su un vecchio paio di scarpe e sul lavamani, poi si raddrizzò più di quanto il corpo rinsecchito gli avrebbe permesso, e mentre si trovava già quasi fuori dall’edificio disse senza voltarsi ai quattro che ancora si trovavano all’interno della stanza andiamo compagni, cominciamo il giro, facciamo presto questa volta. Buon Natale.
26-12-2015