Racconto di Natale 2014

“Ho fatto un sogno così curioso!” disse Alice alzandosi e correndo verso casa sotto gli occhi della sorella, la quale, con la testa appoggiata sul palmo della mano e sul punto di addormentarsi a sua volta, immaginò di vederla rientrare nello stesso buco nel quale aveva seguito il coniglio, e poiché la galleria sprofondava nella terra ma lei riusciva comunque a seguirla anche in questa caduta, si chiese non stesse sognando nuovamente il sogno di sua sorella.

Alice cadeva e cadeva, e guardando la moltitudine di oggetti che le passavano davanti agli occhi si domandava se fosse il pozzo a essere straordinariamente profondo o lei stava cadendo molto lentamente, quando senza accorgersene si trovò a formulare una terza ipotesi, che forse il tempo stava accelerando. All’inizio tutti gli oggetti erano sistemati su certi scaffali di cui erano ricoperte le pareti della galleria, e per questo aveva trovato perfettamente naturale che questi le passassero vicino scivolando rapidamente verso l’alto; ma avendone urtati alcuni durante la caduta o avendone afferrati altri senza essere poi riuscita a rimetterli al loro posto, pensò che tali oggetti si comportavano in maniera molto singolare, alcuni cadendo verso il basso più o meno velocemente di lei, altri volando decisamente verso l’alto, mentre altri ancora galleggiavano intorno alla sua testa, quasi che ognuno fosse dotato di un orologio individuale che regolasse in maniera indipendente il suo rapporto tra spazio e velocità.

Tra questi oggetti c’era più di ogni altra cosa una gran quantità di scarpe, tutte diverse e a prima vista non appaiate tra loro, che sembravano ripetersi e riproporsi regolarmente con una costanza non priva di volontà o di un intento ben preciso. “Certo!” disse Alice battendosi la mano sulla fronte, “dimenticavo di aver promesso ai miei piedi di regalargli un nuovo paio di scarpe ogni Natale!” Ne concluse che in qualche momento dentro o fuori la galleria doveva certamente essere il 25 di dicembre, anche se prima di entrare nel buco faceva proprio un bel calduccio e sui prati c’erano davvero tante margherite.

Oltre alle scarpe Alice vedeva scorrere davanti a sé diverse immagini dei sogni precedenti, come il sorriso del gatto dopo che questo era scomparso, i sottili giardinieri fatti di carte da gioco, o sé stessa ingrandita e rimpicciolita a dismisura, e pensò che tutto questo doveva essere certamente una conseguenza del rapporto tra tempo e complessità geometrica, e come quest’ultima dipendesse certamente dalla relazione di scala tra l’oggetto osservato e chi lo osserva, come aveva intuito più volte nelle diverse avventure che le erano capitate. Ma in qualche luogo della sua memoria in quell’istante era sicuramente Natale, per cui decise di rimandare queste meditazioni a un tempo più propizio e di abbandonarsi a pensieri leggeri e più piacevoli.

Il numero delle scarpe era nel frattempo diminuito insieme alla loro velocità, motivo per cui Alice pensò di non essere troppo lontana da qualche venticinque dicembre, e cercò di avvicinarcisi. I suoi piedi erano ancora abbastanza vicini da infilarci un paio di scarpe, e lei afferrò il primo che le passava davanti e se lo mise subito dicendo, Buon Natale, a quelle due nuove estremità, solo che già non sembravano più le sue, ma quelle di sua sorella, che era ancora seduta sul prato con la testa appoggiata sulla mano, le sporcherà sicuramenti con l’erba, pensò Alice, ed ebbe la tentazione di svegliarla, ma questo avrebbe interrotto la sua caduta e non voleva che succedesse, si trovava bene in quella situazione fluida e tranquillizzante, la Regina di Cuori non le faceva più paura e tutte quelle stravaganze non la confondevano più, anzi, trovava bello che ci fossero cose che sfuggivano alla sua comprensione e si affidavano solo alla sua intuizione e immaginazione, forse quello era il suo regalo per quel Natale, allora desiderò che il pozzo finisse subito per trovarsi di nuovo nella stanza delle molte porte, e ricominciare a vivere quello che aveva sognato in maniera sempre diversa. C’erano molti luoghi, persone e cose che la stavano aspettando, e lei non voleva che pensassero che non sarebbe più tornata.

                                                                                                                          25-12-2014

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