Il mattino entrava dalle persiane con troppa convinzione per un fine dicembre. Strofinandosi gli occhi si alzò dal letto, passando lo sguardo sui regali che ora giacevano sul pavimento tra macchie di carta, nastri strappati, e biglietti di auguri ancora non aperti. Dopo il sonno più corto ne conservava solo un vago ricordo, su cui galleggiava una sensazione di sorpresa e disincanto insieme. Quando le dimensioni della stanza tornarono quelle di sempre, gli occhi gli caddero su un oggetto che negli istanti precedenti il risveglio aveva immaginato di ricordare dalla sera prima, un mappamondo che adesso svettava tra i profili di altri doni non voluti, astri incerti di una sola e breve notte. Notò che dal globo usciva un cavo munito di interruttore e una spina, e subito la infilò nel muro. Come fuori dalla finestra, il mondo si riempì di luce. Con una mano cominciò a colpirlo leggermente facendolo girare un certo numero di volte, poi iniziò ad accompagnarlo con le dita fino a portare davanti agli occhi il luogo in cui si trovava, e quindi lo fermò. Con le mani poggiate sulla terra poteva sentire il calore generato al suo interno. Rimase così diversi secondi; si alzò, andò alla finestra e aprì le persiane, e guardando fuori cercò il Natale. Doveva esserci una luce particolare, una certa densità dell’aria, qualcosa che rendesse evidente che non era un giorno come tutti gli altri. Ma le case rimandavano gli stessi colori, i rami degli alberi spingevano il vento nella direzione abituale, e le figure minute che si agitavano sullo sfondo sembravano non accorgersi veramente di nulla. Tornò al mappamondo, per vedere se lì almeno si notava qualcosa. Pensò che le zone in cui era Natale avrebbero dovuto essere diverse dalle altre. Nei paesi più a est il cambiamento doveva essere in atto da diverse ore, mentre in quelli a ovest non doveva essere ancora iniziato. Immaginò una linea che provenendo da oriente, spingeva il Natale nella direzione opposta modificando la natura, le cose e le persone al suo passaggio. Ma allora ci doveva essere un momento, uno solo, in cui il Natale abbracciava più spazio possibile, un istante in cui era Natale più che in qualsiasi altro, un attimo unico in cui poteva esserlo quasi per tutti prima che un’altra linea, quella del non Natale, arrivasse da oriente per riportare ogni cosa alla normalità, come era allora e come sarebbe stato sempre, prima che tutti, anche quelli che a ovest ancora ne beneficiavano, ne fossero diminuiti, privati dell’ignara pietà del cambiamento, consapevoli che tra non molto anche loro sarebbero tornati quelli di una volta sotto gli sguardi traditi e rassegnati dei fratelli di un’altra longitudine. Lo invase il panico. Quando era quel momento? Forse era passato mentre dormiva, o forse stava arrivando e non lo sapeva. Incapace di pensare, guardava il mappamondo, cercando una cura alla sua infelicità. Sfiorò l’interruttore, e il mondo si spense. A poco a poco il calore accumulato sulla superficie si disperdeva, e tutto diventava come prima. Chiuse gli occhi, cercando di vedere cosa accadeva fuori dalla finestra. Le figure rallentavano la loro corsa, e l’aria si era fermata tra i rami. Nel silenzio della stanza la calma tornava lentamente in lui. Adesso riusciva a distinguere tra tutti un rumore più basso e continuo che si differenziava dagli altri non per la sua ampiezza ma la sorprendente regolarità, e che si allontanava nettamente anche se non avrebbe potuto dire in che direzione. Mise una mano sul mappamondo, e con l’altra strinse l’interruttore, mentre i sensi seguivano il movimento della linea verso ovest. Nel suo percorso la linea depositava, punto dopo punto, ciò che aveva raccolto negli innumerevoli passaggi precedenti, facendo di quel Natale la sovrapposizione di quelli passati e l’anticipazione di quelli futuri in una complessa stratificazione di un gesto antico che aveva origine nella sua stessa ripetizione.
A un certo punto il movimento rallentò. Il suono sembrava cambiare di frequenza, ma senza diminuire la sua intensità. Strinse le dita sul pulsante, e appoggiò l’altra mano sulla superficie ormai fredda. Trattenendo il respiro, nell’instante preciso in cui sentì svanire la paura di non riconoscere l’attimo, aprì gli occhi e spinse con decisione l’interruttore dicendo sottovoce, adesso.
In viaggio tra Roma e Londra, 28/12/11